Financial markets have been on Andreas Gursky's mind for decades, as he began photographing the interior of stock exchanges at the beginning of the 90's, with his most recent images realised around 2007-2008. This group of photographs almost form an independent body of work, even if Gursky never considered his images divided in different series, showing the evolution in time of both their own subject matter and of the artist's practice.
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Tokio Stock Exchange, 1990 |
His early photographs are relatively simple wide shots of the interiors of the stock exchanges, and year after year his vision becomes more complex, more ambitious, less dependent on the framing and the shooting of one single exposure at a time, embracing the digital composition of different photographs. Same as for the rooms themselves, which we see turning from relatively small environments, with cathode ray tube monitors and men in white shirts and ties, to massive spaces constantly bombarded with datas flowing from lcd screens, and filled with hundreds and hundreds of people.
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New York Stock Exchange, 1991 | |
Both Gursky's photographs and the stock exchanges themselves over the years turn from ordinary working spaces to incomprehensible masses of colours and volumes. The human presence not only gets smaller in the photographs, it also becomes impossible to understand the meaning of the gestures and the interactions. The meaning of it all seems to be somewhere else, in a place we can't see or reach.
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Hong Kong Stock Exchange, (Diptych), 1994 | |
"Even with that last picture there is no doubt that I did it with photography... Yes, I did some of it without a camera, but because there are realistic elements in this picture you read it as a photograph", Gursky said in an interview with Foto8. "Now I have a big archive where I collect images and after a while I lay everything down in the studio and I think about which subject is worth researching. Whereas in the past, in the 80’s when I did the landscapes, I researched more by travelling and discovering the world visually, now I am much more focused on reproductions, the internet and TV".
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Chicago Board of Trade, 1995 |
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Chicago Board of Trade II, 1999 |
I mercati finanziari sono da sempre presenti nel lavoro di Andreas
Gursky, che ha cominciato a fotografare gli interni delle Borse
internazionali all'inizio degli anni '90, fino alle immagini più recenti
del 2007-2008. Si tratta di una sequenza di immagini che quasi compone
un'opera fotografica a sé, per quanto Gursky non abbia mai considerato
le sue fotografie come divise in serie differenti: ci mostra l'evoluzione nel tempo sia degli istituti finanziari che del linguaggio dell'artista.
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Symex Singapore Stock Exchange, 1997 |
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Hong Kong Stock Exchange II, 1998 |
Le prime fotografie sono dei totali relativamente semplici, e anno dopo anno la rappresentazione diventa più complessa, più ambiziosa, meno dipendente dal dover inquadrare e scattare una singola esposizione, aprendo alla diversa rappresentazione dello spazio offerta dalla composizione digitale di più immagini. Lo stesso accade alle sale che fotografa, prima ambienti relativamente piccoli, pieni di schermi a tubo catodico e uomini indaffarati, che negli anni diventano spazi enormi inondati da flussi di informazioni, schermi LCD, e centinaia e centinaia di persone.
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New York Mercantile Exchange, 1999 |
Sia le immagini di Gursky che le sale delle Borse negli anni si trasformano da normali luoghi di lavoro in enormi masse di volumi e colori. La presenza umana diviene sempre più piccola e risulta sempre più arduo comprendere il senso delle azioni compiute. Il significato di tutto sembra nascondersi in qualche luogo distante che non possiamo vedere.
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Kuwait Stock Exchange, 2007 |
"Anche per le mie ultime opere direi senza dubbio che si tratta di fotografia... Certo, alcune cose sono state realizzate senza un apparecchio fotografico, ma si possono considerare fotografie, perché sono composte di elementi realistici", Gursky ha detto in un'intervista con
Foto8. "Ora ho un grande archivio dove raccolgo immagini e ogni tanto tiro fuori tutto e cerco di capire su quale soggetto vale la pena provare a lavorare. In passato era diverso, quando negli anni '80 facevo i paesaggi viaggiavo, scoprivo il mondo visivamente; ora sono molto più concentrato sulla riproduzione, su internet e sulla TV."
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Chicago Mercantile Exchange, 1997 |
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