Postcard No. 35, da Mrs. Merryman's Collection
(pubblicato su
Orwell del 1 dicembre 2012)
L’idea di “archivio” è ormai entrata a pieno titolo nel discorso
sulla fotografia come espressione artistica, libera da rigori metodologici
e intesa come “identità collettiva di un gruppo di fotografie
”, come la possibilità per queste di esistere anche senza
un autore: la fotografia anonima rivela ciclicamente tesori nascosti,
permettendo la riscoperta di una freschezza della visione
che si temeva perduta a causa della nostra sovraesposizione
all’immagine fotografica. L’autore diventa così a volte un ingombro,
un filtro concettuale che finisce con l’allontanarci dalle
immagini.
Mike Mandel & Larry Sultan,
Evidence, 1977
Nel 1977 due fotografi americani, Larry Sultan e Mike Mandel,
pubblicano un libro intitolato
Evidence. In copertina il semplice
titolo su fondo blu scuro, dentro una sequenza di immagini in
bianco e nero prese da un lungo elenco di istituti scientifici, uffici
governativi, dipartimenti di polizia e industrie degli Stati Uniti.
Nessuna spiegazione accompagna le fotografie, una sequenza
di oggetti, procedure e luoghi incomprensibili: un gruppo di letti
disposti in mezzo a un prato, uomini in giacca e cravatta che
camminano in un mare di schiuma, una tuta d’astronauta stesa
su una moquette da ufficio. Nate da oscure esigenze aziendali,
le immagini lasciano nell’incapacità di comprendere il senso delle
operazioni fotografate, si trasformano da banali rilievi destinati
a qualche schedario in enigmi fotografici dove ogni superficie,
ogni particolare ci offre la libertà di immaginare il senso di
ciò che vediamo.
Mike Mandel & Larry Sultan, Evidence, 1977
Un anno dopo l’uscita del libro di Mandel e Sultan,
lo scrittore e fotografo Wright Morris scriveva nel suo saggio
In Our Image a proposito del crescente dibattito sull’autorialità fotografica: “In questa fase della breve storia dell’immagine
fotografica, l’emergere della figura del fotografo avviene a spese
della fotografia, del miracoloso... Non è forse ironico che
l’ascesa della fotografia allo status di vera arte accada proprio
quando questo status viene messo in discussione?”. Continua
Morris: “Che cosa guadagniamo o perdiamo quando il fotografo
rimpiazza la fotografia, quando lo shock del riconoscimento lascia
il posto all’esercizio del gusto? Nella fotografia anonima, la
perdita del fotografo spesso si rivela essere un guadagno. Ciò
che vediamo è soltanto la fotografia”.
Postcard No. 35, da Mrs. Merryman's Collection
Mrs Merryman’s Collection è il titolo di un libro pubblicato nel
2012 dalla casa editrice
Mack, presentato come una raccolta di
cartoline appartenute a una donna inglese di nome Anne-Marie
Merryman. All’inizio del libro sua nipote Anne-Sophie ci racconta
della collezione ereditata dalla nonna in una scatola di legno:
scrive che non si tratta di cartoline inviate o ricevute dalla nonna,
che raramente ha viaggiato nel corso della sua vita, ma una
collezione coltivata nel tempo, per amore delle immagini riprodotte
su di esse. Le fotografie appaiono ingiallite, timbri postali e
parole scritte in un corsivo antico adornano scene insolite o
sfuggenti: un uomo con il volto coperto disteso su un terreno
arido, dei polli spennati ammassati su un piatto, mani che distendono
un telo bianco, un manichino in frac davanti a un sipario.
Il retro delle cartoline ci dà informazioni contraddittorie: due
righe di saluti in italiano da S. Albano Stura del 1918 indirizzate a
un militare in “Zona di Guerra” con un francobollo del Sudan
francese timbrato nel 1915, un messaggio da Zurigo è accompagnato
da un timbro di Buenos Aires e da un’affrancatura libica.
Eppure il mondo che si forma attraverso le immagini e i messaggi
appare coerente, epoche e geografie distanti trovano un luogo
comune che prescinde da un senso logico, un altrove di cui
tutte sembrano fare parte.
Sospese tra i fantasmi della fotografia spiritica del XIX secolo e
la banale assurdità degli objet trouvé surrealisti, le fotografie
della collezione di Mrs Merryman rendono paradossale il luogo
in cui esistono, la cartolina appunto. Momento per eccellenza
del ricordo, della visione come memoria e riconoscimento, l’intimità della cartolina e della scrittura privata degli affetti viene
capovolta di senso con delle scene che non offrono un chiaro
referente.
Postcard No. 41, da Mrs. Merryman's Collection
“La gioia di trovarmi nel regno dell’immaginazione ha
incoraggiato la mia crescente fascinazione per il racconto e la
finzione, e mi ha forse spinto a intraprendere la mia carriera di
attrice ”, scrive Anne-Sophie, la custode della collezione. La scatola
di legno, la raccolta paziente di oggetti nel tempo, cariche di
una suggestione di realtà rafforzata dall’uso dell’immagine fotografica,
diventano il punto di partenza delle libere associazioni
che nascono guardando quelle immagini. Trasformano la memoria
dei luoghi e dell’è stato di memoria barthesiana nel ricordo
delle sensazioni provate nell’ascoltare un racconto di fantasia.
L’importante non è l’eventuale verità di fotografie e nomi riportati
sulle cartoline, ma la sospensione dell’incredulità che
quegli oggetti ci concedono.
Due idee di archivio, due modi di intendere
la fotografia anonima: Mandel e Sultan liberano le immagini
dal contesto che le ha generate e chiedono all’osservatore di trovare nuovo senso nel loro linguaggio, la collezione di
Mrs Merryman regala l’illusione della scatola di legno per provare
a immaginare il mondo di cui quelle cartoline sarebbero i
frammenti. In modo diverso ma con esito analogo, sia Evidence
che Mrs Merryman’s Collection interrogano il rapporto tra l’autore e le fotografie, tra il contenuto manifesto e la comunicazione
estetica attivata dalle immagini. Ma il centro di questa riflessione
non può più essere il “miracolo ” dell’immagine fotografica
intesa come una forma di purezza liberata dal peso dello stile o
dell’autore, come scriveva Morris. Oggi che la fotografia è arrivata
a essere anonima più che mai, è necessario riportare al
centro della riflessione la necessità della creatività dello sguardo
di fronte alle fotografie: quella creatività che Mandel e Sultan
ci chiedevano per reinventarci le contorte fotografie di funzionari
governativi, quell’intelligenza emotiva che Mrs Merryman ci
chiede per credere alle sue cartoline illustrate, dove il prima e il
dopo non hanno più senso, e i luoghi non sono mai troppo lontani.
Postcard No. 11, da Mrs. Merryman's Collection
Mrs Merryman's Collection, presented by Anne-Sophie
Merryman,
Mack, 2012
bravo Fabio! sono d'accordo con la tua riflessione.
ReplyDeletevoglio aggiungere al tuo invito alcune parole di Luigi Ghirri del 1984, che mi pare avessero qualcosa di profetico: "Le recenti tecniche visuali hanno provocato una mutazione della qualità dello sguardo, le immagini elettroniche, le tecniche video sembrano relegare la fotografia nella soffitta dell’antiquariato, ma nonostante tutto, io credo che abbia ancora davanti a sé molto spazio. (…) Non credo che tutto sia un grande e colossale paesaggio di passaggio, e che tutto stia scomparendo al nostro sguardo, bisogna però passare dalla fotografia di ricerca alla ricerca della fotografia. Ricercare una fotografia che indichi non solo nuovi metodi per vedere, nuovi alfabeti visivi, ma soprattutto una fotografia che abbia come presupposto uno stato di necessità."