Thursday, September 2, 2010

NATURAE

One of the exhibitions of the upcoming SI FEST is the group show NATURAE, a selection of images by 8 photographers curated by Steve Bisson, editor of Urbanautica, online magazine and "research platform centered on photography and the human landscape".
Eight different attempts of exploring the contemporary lansdcape, eight different ways to interrogate the human condition of our present time through the shape of the space around us.


Steve wrote a text for Hippolyte Bayard to illustrate the project, scroll down for the English version at the end of the Italian text.

Una delle mostre del SI FEST che apre la settimana prossima è la mostra NATURAE, una selezione di otto fotografi curata da Steve Bisson, autore di Urbanautica, magazine on line e "piattaforma di ricerca attorno alla fotografia e al paesaggio umano".
Otto diversi tentativi di esplorare il paesaggio contemporaneo, otto modi diversi di interrogare la condizione umana del nostro tempo attraverso le forme dello spazio attorno a noi.

Di seguito trovate il testo scritto da Steve a Hippolyte Bayard per illustrare il progetto.

NATURAE, curated by Steve Bisson
Savignano SI FEST, September 10 - October 3, 2010

LAMeC, Vicenza, October 30 - November 28, 2010

Fondazione Benetton, Treviso, December 4 2010 - January 9, 2011


© Aleix Plademunt

IL PASSATO PROSSIMO DELLA NATURA
Steve Bisson

Caro Fabio,

avendo già scritto molte cose su Naturae, quando mi hai chiesto di mettere giù un testo che evidenziasse nella sostanza le motivazioni alla base della mostra ho avuto il timore di non trovare le parole o di ripeterne alcune. In fondo Naturae, e più in generale la ricerca che porto avanti sotto il nome di Urbanautica, nasce da un desiderio che mi piace pensare comune a molti: occuparsi di ciò che ci sta attorno e di farlo con capacità critica. È da questa attenzione alla natura “pubblica” o sociale dei territori che muove il mio interesse per la fotografia contemporanea.

Non considero la fotografia in sé, né le influenze di un tal fotografo famoso, o dell’uso che uno fa di un certo tipo di macchina, voglio capire più che altro cosa spinge a fotografare la realtà ovvero la storia in un certo modo. Le cause, i dettagli, gli intrecci, le comunità che si mascherano dietro un paesaggio umano. Più di tutto le intuizioni.

Recentemente un fotografo mi ha chiesto, a ragione, cosa vale la pena fotografare. Gli ho detto che probabilmente stava postulando una sorta di archeologia della fotografia in cui la selezione dei “reperti” sarà fondamentale per motivare la scelta di qualche politico. In realtà esistono infinite risposte. La fotografia è passato necessariamente ma può essere futuro? Credo di sì, la fotografia può mostrarci delle anticipazioni possibili, specie quando è sintesi. Un tema ripreso anche dal Festival di Savignano e centrale nella mostra in oggetto.

Naturae nasce dall’osservazione di ciò che accade nella rete, in quell’oceano virtuale di immagini che ci riempe gli occhi a volte accecandoci. Sono consapevole che questo desiderio smisurato quanto incondizionato di rappresentare la realtà nasconda dei bisogni silenziosi ma robusti. Su questi occorre concentrarsi per non subire le trasformazioni e per mettere a fuoco la loro complessità.

La modernità ha portato al limite la condizione di disaddattamento della nostra specie. La riconciliazione con la natura, con le nostre origini è fondamentale per ritrovare una conferma della nostra esistenza. Che natura vogliamo salvare la nostra o quella delle foreste? Questa è la sfida del millennio. Il paesaggio non è che lo sfondo in cui si consuma questa bagarre globale. Abbiamo cercato delle testimonianze e alla fine ne è uscita una selezione. La mostra non ha un percorso, ma costituisce un insieme a geometria variabile che può adattarsi a differenti spazi.

L’obiettivo iniziale era di farne un episodio quanto più itinerante. Un dibattito in movimento che potesse propagarsi come in una rete. Ci siamo poi confrontati con alcuni studiosi e professionisti dell’abitare e della pianificazione per avere un parere sul percorso. Ne sono nate delle interviste che alla fine abbiamo deciso di condividere con il pubblico raccogliendole nel catalogo. Sono delle letture preziose e disincantate che ci hanno assicurato della bontà del tema e ci hanno messo in guardia sulle possibili insidie del progetto. Sono consapevole che la fotografia è un modo per educare lo sguardo e che se adeguatamente supportata dalla parola possa rendere un servizio migliore.

Questo è un merito riconosciuto ad Urbanautica e quindi insistiamo in questa direzione.

© Karin Borghouts

NATURE'S PRESENT PERFECT
Steve Bisson

Dear Fabio,

having already written a lot about Naturae, when you asked me to put down a text to illustrate the reasons underlying the exhibition I was afraid I couldn’t find the words, or worse I would have just repeated some. Basically Naturae, and extensively the research conducted under the name of Urbanautica, stems from a desire that I like to think as shared by many: a concern for what is around us, and the will to do so with critical awareness. It is from this attention to the "public" or social nature of territories that my interest in contemporary photography moves.

I do not consider a photograph in itself, nor the influence of that particular famous photographer, or how a certain kind of camera is utilised, more than anything else I want to understand what drives someone to photograph reality, and hence history, in a certain way. The causes, the details, the plots, the communities that are disguised behind a human landscape. Most of all the insights revealed by it.

Recently a photographer asked me, quite rightly, what is worth photographing. I told him that probably he was postulating some kind of archaeology of photography in which the selection of the "findings" would have been essential to motivate the choices of some politicians. In reality there are countless answers. Photography necessarily belongs to the past, but may it also represent the future? I think so, photography can show us possible anticipations, particularly when it presents itself as a synthesis. A theme which is also explored by the Festival of Savignano, and central in our exhibition.

Naturae comes from the observation of what happens around the internet, in that virtual ocean of images that fills our eyes and sometimes blinds us. I understand that this huge and unconditioned desire to represent reality conceals quiet and yet strong needs. And exactly on these needs we should concentrate to avoid suffering from all the ongoing transformations and in order to be able to focus on their complexity.

Modernity has brought the dis-adaptation of our species to its very limit. The reconciliation with nature and with our roots is essential to find a confirmation of our own existence. Which nature do we want to save: our own, or that of the forests? This is the challenge of this millennium. The landscape is the background where this global bagarre is consumed. We have looked for testimonies and then ultimately we came out with a selection. The exhibition has no path, but encompasses a variable geometry that can be adapted to different spaces.

The initial goal was to make it as one episode, as itinerant as possible. A moving debate that might spread as a network. We then confronted ourselves with some scholars and practitioners of dwelling and planning to have an opinion on the course we took. Some interviews came out and at the end we decided to collect them in the catalogue of the exhibition. Valuable and disenchanted readings that have assured us of the goodness of the issue and have warned us about the possible traps hidden inside the project. I know that photography is a way to educate the eye and that when properly supported by words it can deliver a better service.

This is a merit that has been acknowledged to Urbanautica, and thus let us continue in this direction.

© Alejandro Cartagena

5 comments:

Giorgio Cecca said...

Caro Hippolyte (o Fabio, come preferisci),

seguo da mesi il tuo blog, con molto interesse, apprezzamento e attenzione.

Alla domanda "Cosa vale la pena fotografare" io avrei risposto: il Paesaggio.
Il Paesaggio, nel senso più ampio ed onesto del termine.
Il Paesaggio come "casa comune" dell'uomo globalizzato, come cartina al tornasole della salute umana e come serbatoio di risorse cui l'uomo attinge, sotto ogni aspetto, in ogni forma, nell'arco delle sua esistenza.

I miei pensieri si accavallano, i concetti abbozzati e poco esatti (anche) per mancanza di tempo.
Ma vorrei esprimere la mia gratitudine ed il mio apprezzamento, a te e ai fotografi, per quanto fate tramite le pagine di questo blog.

Cordiali saluti,
Giorgio Cecca

Fabio Severo said...

Grazie per le tue parole Giorgio, poi si tratta proprio di quello che la mostra in questione prova a affrontare.

Fabio

Virago Entertainment said...

great to hear there's such a great project and young people interested in observing how our territory is evolving. look forward to the naturae exhibition!

Unknown said...

Ciao Fabio, io credo che uno sguardo disincantato sul paesaggio non basti per andare oltre gli schemi. Fa bene anche una buona dose di ironia, così come fanno i fotografi di Naturae. Ma poi su cosa sia l'ironia... apriamo il dibattito!

Fabio Severo said...

Ironia, coscienza che il paesaggio non è semplicemente uno spazio da racchiudere in modo efficace in un'inquadratura ma una complessità che a volte è persino necessario mostrare nella sua incompiutezza o disarmonia. Sarebbero tante le cose da dire, ospito volentieri qui altri interventi.