Marco Zanta has recently launched his brand new website, with almost no words to introduce the images, except for a title that says a lot, considering his first exhibition dates back to 1987: '2009-2011'. If we have always been quite used to perceive landscape photography as a tool to read the space around us, here we are often in front of inner landscapes hidden behind straight lines, blank surfaces, unfinished shapes.
A territory under construction, where objects have not yet achieved a full meaning, places depicted in the shape of a question: after years of thorough ivestigation of the urban and the industrial universe, Marco Zanta somehow chooses to start anew, going back to his usual places but with new eyes, bravely questioning a world that seem to speak a foreign language.
A territory under construction, where objects have not yet achieved a full meaning, places depicted in the shape of a question: after years of thorough ivestigation of the urban and the industrial universe, Marco Zanta somehow chooses to start anew, going back to his usual places but with new eyes, bravely questioning a world that seem to speak a foreign language.
Marco Zanta ha da poco inaugurato il suo nuovo sito, praticamente privo di parole a introdurre le immagini e con un titolo che dice molto, considerando che la sua prima mostra risale al 1987: '2009-2011'. Se ormai siamo abituati a pensare alla fotografia di paesaggio come uno strumento per leggere il mondo attorno a noi, qui invece ci troviamo spesso di fronte a dei paesaggi interiori nascosti dietro linee nette, superfici uniformi, forme incompiute.
Un territorio in costruzione, dove gli oggetti a volte non hanno ancora una chiara funzione, luoghi in forma di domande: dopo anni di scrupolosa indagine dell'universo urbano e industriale, Marco Zanta in qualche modo ricomincia da capo, tornando nei suoi spazi abituali ma con occhi nuovi, interrogando coraggiosamente un mondo che sembra parlare una lingua straniera.
Un territorio in costruzione, dove gli oggetti a volte non hanno ancora una chiara funzione, luoghi in forma di domande: dopo anni di scrupolosa indagine dell'universo urbano e industriale, Marco Zanta in qualche modo ricomincia da capo, tornando nei suoi spazi abituali ma con occhi nuovi, interrogando coraggiosamente un mondo che sembra parlare una lingua straniera.
All images © Marco Zanta
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