Saturday, July 10, 2010

Social habitat


So much photography these days explores the manufactured landscape, as Burtynsky once called it (was he the first one to use this expression?). Recurring patterns of buildings, as well as similar vantage points return over and over through the images of many photographers, and yet so often I find myself captured by those images, no matter how much they remind me of other things I saw. Maybe it is because there can be no end to the struggle of trying to understand how man shapes the land and his own living, and the border line where nature ends and our actions begin will always be a grey zone full of unanswered questions.
If there is a photographic genre were originality is definitely not a criteria to appreciate one work, then maybe that is the urban landscape, where, rather than surprising the viewer, what is perhaps more important is to make a statement, to send a warning, to invite to look closer, or for longer.


So, an overdue mention for Gilles Raynaldy and his photographic enquiries, where his gentle gaze tries to go beyond what is merely shown, suggesting all the ideas and all the stories that can hide behind a corner of two roads.


Molti fotografi si dedicano all'esplorazione del paesaggio costruito, come Burtynsky una volta lo ha definito (è stato lui il primo a usare quest'espressione?). Motivi ricorrenti fatti di linee di edifici, analoghi punti di ripresa che ritornano nelle immagini di molti, eppure spesso mi ritrovo a ammirare queste immagini, a prescindere da quanto possano ricordarmi il lavoro di qualcun'altro. Forse è perché non può esserci fine allo sforzo di comprendere come l'uomo interviene sui luoghi e modella il proprio vivere, e la linea di confine tra il paesaggio naturale e quello alterato rimane una zona grigia piena di interrogativi senza risposta.
Se esiste un genere fotografico dove l'originalità non è un criterio per giudicare un lavoro, forse è proprio il paesaggio urbano, dove forse piuttosto che soprendere chi guarda c'è bisogno di affermare qualcosa, lanciare un avvertimento, invitare a guardare da più vicino, o più a lungo.

Quindi una menzione tardiva per il lavoro di Gilles Raynaldy e le sue indagini fotografiche, dove con uno sguardo discreto ci invita a andare oltre quello che viene mostrato, immaginando tutte le idee e le storie che si nascondono dietro un angolo di strada.


All images taken from Habitat Social en Meuse, 2006, © Gilles Raynaldy

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