Matthew Gamber, Ishihara Test in Lightbrite, 2010
"I once taught a color photography class where I had one particular student who would not participate in any class discussions. However, I knew from other classes that he was an excellent student. Later I discovered he was colorblind. Talking about color had no meaning for him. "
Photographers who also teach sometimes make interesting lessons in the shape of portfolios, using their own images as concepts they want to express. Abelardo Morell is the most obvious example, with his camerae obscurae and his series about books, money or other everyday objects gaining new life from his compositions and his exquisite black and white. A rich greyscale can maybe provide that visual quiet that allow images to be gently analytical, little eurekas that seem to show us what has always been under our nose but still we have missed.
So does Morell, and with him Matthew Gamber (found via Shane Lavalette), with works like Any Color You Like, a visual catalogue of the existence of color in our lives (shot in b&w), or This is (Still) the Golden Age, fading photograms made by pressing photographic paper on the TV screen.
These images remind me of Stardust by Jean Christian Bourcart, photographs of the images appearing on the glass that separates the projection cabin from the public space of a movie theatre: "quasi-images" before any clear shape, or any clear sense. "Abstraction wins over Hollywood. All is to be imagined anew", as he says.
Matthew Gamber, Untitled (Chalkboard 4), 2006
"Una volta ho insegnato in un corso di fotografia a colori dove c'era uno studente che non interveniva mai nelle discussioni. Sapevo da altri docenti che in realtà era un ottimo studente; in seguito ho scoperto che era daltonico. Parlare di colore per lui non significava niente."
Fotografi che sono anche docenti a volte creano delle lezioni in forma di portfolio fotografico, utilizzando le loro stesse immagini come concetti che vogliono esprimere. Abelardo Morell è l'esempio più ovvio, con le sue Camerae Obscurae o le serie sui libri, il denaro o altri oggetti che prendono nuova vita con le sue composizioni e il suo splendido bianco e nero. Una bella scala di grigi forse crea proprio quella quiete visiva che permette alle immagini di essere gentilmente analitiche, piccoli eureka che sembrano mostrarci ciò che è sempre stato sotto il nostro naso ma non abbiamo mai notato. Insieme a Morell c'è anche Matthew Gamber (scoperto via Shane Lavalette), con lavori come Any Color You Like, un catalogo delle manifestazioni del colore nelle nostre vite (realizzato in bianco e nero), oppure This is (Still) the Golden Age, evanescenti fotogrammi creati pressando la carta fotografica sull schermo televisivo.
Matthew Gamber, Beaver, from Leave it to Beaver, 2007
Da qui poi la memoria va a Stardust di Jean Christian Bourcart, fotografie delle immagini che si fermano sul vetro che separa la cabina di proiezione dallo schermo cinematografico, "quasi-immagini" prima di ogni forma, prima di ogni significato. "L'astrazione vince su Hollywood. Tutto deve essere immaginato di nuovo".
Jean Christian Bourcart, from Stardust, 2005-2006
Thursday, March 18, 2010
Playful theories
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment