Dayanita Singh, Poppy, 2006
Solo oggi ho scoperto la fotografa indiana Dayanita Singh, e le sue immagini mi hanno subito colpito per la loro eleganza e l'intensità (qualcuno l'ha definita 'cerebrale', io direi piuttosto che la sua fotografia è essenziale e al tempo stesso estremamente ricca), i suoi ritratti solenni ma così semplici, gli interni vuoti ma abitati da gesti e segni di tante persone diverse, una visione dell'India ovviamente così distante dalla trita percezione occidentale presente ovunque.
Un mosaico da ricostruire in rete (anche qui e qui), alcune cose da leggere (qui e qui, ancora), un'intervista, la recensione di un suo libro.
Dayanita Singh, Sundarba gloves, 2006
I have never heard of Indian photographer Dayanita Singh until today, and her images immediately struck me for their elegance, their depth made out of simple things (somebody defined her 'cerebral', which I disagree, I just find her essential and rich at the same time), her solemn yet sober portraits, her empty interiors so full of human traces, her view of India obviously so far from our Western vintage cliches.
A whole world to be discovered here and there on the Internet, a few things to read about her (here and here), an interview, a review of one of her books.
Dayanita Singh, Dark Tent, 2007
Tuesday, October 20, 2009
Indian summer
Labels:
Paesaggio umano/Human landscape
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