Michael Najjar, lehman brothers_92-08, 2009
"Il fotogiornalismo sta davvero morendo?", qualcuno a fine agosto ha chiesto a Michele Neri, attuale direttore dell'agenzia fotografica Grazia Neri durante lo scorso festival di Perpignan. "No: il senso, la necessità, i progetti sono più vivi che mai. Diciamo che sono sempre più difficili gli sbocchi al mercato. Un fotografo passa la vita a cercare storie, e poi il suo lavoro dove va a finire? È una domanda cui adesso non sappiamo bene che cosa rispondere", ha detto.
“Is photojournalism really dying?” somebody asked at the last Perpignan festival to Michele Neri, director of Grazia Neri photo agency. “No: its own purpose, its necessity and all the projects based on it are alive more than ever. Let’s just say that access to the market is more and more difficult. One photographer spends his life looking for stories and then what happens of his work? Today we don’t know exactly how to answer to this question”, he replied.
Fatto sta che 17 giorni dopo lo stesso Neri ha annunciato la messa in liquidazione dell'agenzia a causa di una contrazione dei ricavi del 40% solo nell'ultimo anno (buffo notare che la storia è comparsa su PDN e British Journal of Photography un giorno prima che su qualsiasi media italiano - qui).
La crisi del mercato editoriale iniziata nella seconda metà del 2008 viene indicata come la causa principale del fallimento dell'agenzia.
Tanto si potrebbe scrivere e dire su come sta cambiando il mercato editoriale e su quanto il 'peso' delle immagini fotografiche stia oscillando, quanto la professione di fotografo stia subendo ridimensionamenti a fronte della disponibilità sempre più ampia di fotografie, che va a minare la garanzia del riconoscimento professionale e economico del lavoro necessario a produrre tali immagini.
Tale crisi del resto altro non è che parte della crisi finanziaria globale che è “caduta” su di noi da un anno a questa parte, e ognuno ha le sue opinioni su cosa stia succedendo alla fotografia come professione in questo preciso momento.
Suggerisco di pensarci guardando proprio tre lavori fotografici che propongono ognuno un diverso approccio visivo al mondo finanziario e alla sua crisi, tre visioni completamente differenti tra loro che, partendo dallo stesso tema, esprimono tre tra le tante identità che la fotografia può avere: e forse la salvezza della fotografia può proprio stare in questo, nel ribadire che non si tratta di un apparecchio che produce immagini (sembra ovvio, ma non lo è), ma di tantissime persone diverse che realizzano le loro personali visioni, che esprimono una loro ricerca. Più un oggetto (una fotografia) viene considerato facilmente realizzabile, più allora vanno ricordate la mano e la mente umana dietro la sua realizzazione, se si vuole provare a ridare alla fotografia in generale quella dignità che deve avere come espressione di creatività umana.
Ecco quindi un volo in tre tappe dai marciapiedi di un distretto finanziario verso altitudini e verità sovrumane:
Wall Street © Benjamin Norman
- Benjamin Norman ci mostra le strade di Wall Street nel più classico stile di street photography, una roccaforte di frenesia, avidità, stress e quant'altro mentre viene lentamente circondata dalla pressione e dalla rabbia del mondo circostante.
Garden of Eden © Jan Stradtmann
- Jan Stradtmann in Garden Of Eden ha fotografato la solitudine di operatori finanziari rifugiati nella quiete di un parco londinese durante i primi mesi della crisi, la pace del luogo a esasperare il senso di ogni gesto e postura delle loro figure sottilmente tormentate. (Norman e Stradtmann entrambi trovati via Conscientious)
- Infine Michael Najjar,il cui ultimo lavoro High Altitude presenta le vette di catene montuose trasformate negli indici finanziari degli ultimi 20-30 anni dei principali titoli di borsa, la virtualità dei dati contro la pesantezza dei loro effetti sul mondo reale espressi in forma di crinali immaginari.
PS Uno dei commenti alla fine del pezzo di PDN su Grazia Neri dice: “Grazie a MCReuters e a APDonalds. E ai blogophotographers. Hanno ucciso il mercato.”
Chi sarebbero esattamente questi ultimi sarebbe un’altra interessante discussione.
Michael Najjar, dax_80-09, 2009
Fact is, 17 days after Neri himself announced that the agency is entering liquidation due to a 40% decrease in sales during the last year only (funny that the news came out first on PDN and British Journal of Photography than on any Italian media).
The crisis of the editorial market that started in the second half of 2008 is addressed as the main reason leading the agency to shut down.
Much could be written about how the editorial market is changing and how the role of photography is shifting, and also how the photographic profession is being downsized face to the increasing availability of images that is undermining the professional and economical acknowledgement of the work required to make these photographs.
This crisis is anyway part of the global financial crisis that ‘fell’ on the world a year ago, and everybody has different opinions about what is happening to the profession of photographer in the present time.
I suggest to make some thoughts while looking at three photographic works each proposing a different approach to the present financial world, three totally different statements that starting from the same issue show three different identities of photography: maybe the future of photography is once more in this, in the fact that it’s not the tools you use that make the images, but it’s about many people shaping their own visions, and expressing their creativity. Maybe the more the object (i.e the image) is considered an easy thing to be made, the more the human hand and mind behind it must be shown in order to give back to photography the dignity it must have as an expression of human creativity and craftsmanship.
Here’s a flight in three steps from the sidewalks of a financial district to inaccessible altitudes and impossible truths:
Wall Street © Benjamin Norman
- Benjamin Norman shows us Wall Street in the most typical street photography style: a stronghold of greed, frenzy and stress that is slowly surrounded by the anger and the pressure of the outside world.
Garden of Eden © Jan Stradtmann
- Jan Stradtmann in Garden of Eden photographed the loneliness of bankers seeking some solace in the peace of a London park during the first months of the crisis, with the quite and silent place enhancing the meaning of every little gesture and posture of their distressed bodies.
(Norman and Stradtmann both found via Conscientious)
- Michael Najjar’s last work High Altitude transforms mountain peaks in the shape of the leading stock exchange indices of the last 20-30 years, merging the virtuality of the datas and the weight of their effect in the real world into imaginary mountain ridges.
PS One of the readers comments following the PDN reporting of Grazia Neri shutting down says: “Thanks to McReuters and AP Donalds. And to blogophotographers. They killed the market.”
Who exactly are the latter would be another interesting discussion.
Michael Najjar, nikkei_66-09, 2009
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