© RJ Shaughnessy
Recinzioni abbattute, segni lasciati su muri di cemento, pali stradali piegati su sé stessi, il lampo di un flash che illumina quello che resta di un attimo di distrazione, un bicchiere di troppo, una telefonata nel momento sbagliato. Le tracce di un incidente (o così almeno possiamo immaginare) maldestro, oppure drammatico o chissà cos’altro sono la sola cosa che ci è dato di vedere nell’ultimo libro di RJ Shaughnessy, Your Golden Opportunity is Comeing Very Soon. Un’altra variazione nella scia di Evidence di Sultan e Mandel, un altro esempio di fotografia che mostra l’assenza, o tutt’al più i resti di un qualcosa, questa volta giocando sul contrasto tra il titolo fin troppo ottimista, l’aridità e il vuoto presenti nelle sue immagini e il luogo, Los Angeles, che ci lasciano con l’immediata equazione nutrita da un immaginario fatto di vita tutta in avanti e con il dubbio se questa vita a volte non porti che a sbattere contro un muro. Oppure è qualcos’altro? Difficile dirlo, il libro non offre parole che introducano le fotografie, eccetto il suo titolo e le asettiche didascalie puramente geografiche.
Il precedente libro di Shaughnessy, Deathcamp, era un flusso grezzo di vita quotidiana dentro a una casa abitata da un grupppo di ragazzi, una sorta di diario intimo dallo stile molto diretto, dove la presenza umana era essenziale e quasi onnipresente. Curioso come sia poi passato a un lavoro tutto basato sull’assenza di questa presenza umana, dove restano solo i segni lasciati da questi esseri umani sulle strade che hanno attraversato, una memoria fisica custodita da luoghi silenziosi.
© RJ Shaughnessy
Broken fences, marks on concrete walls, bent street poles, a flash light showing what remains of a moment of distraction, one drink too much, a phone call in the wrong moment. The traces of clumsy, maybe dramatic or whatever else car accidents (we might assume) are the only thing we are allowed to see in RJ Shaughnessy’s last book, Your Golden Opportunity is Comeing Very Soon. One more twist in the trail of Sultan and Mandel’s Evidence, one further example of photography showing the absence or the remnants of something, this time playing on the contrast between the far too much optimistic title, the dryness and emptiness of the images and the location, Los Angeles, leaving us to make the equation using all the clichés of a life going full throttle and how this can lead sometimes only against a wall. Or is it something else? Hard to say, since the book is deprived of any word that could introduce the images, except the title and the rather non-explicative geographic captions of the images. Shaughnessy’s previous book, Deathcamp, was a flow of raw daily life inside a house full of young people sharing space, having fun, living life, some kind of in-your-face personal diary where the human presence was essential and almost all-present. Curious how he moved to a work based on the absence of all human elements, except for the scars that humans left on the streets they crossed, a physical memory held by silent places.
© RJ Shaughnessy
Wednesday, July 15, 2009
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