© Stan Gaz
Stan Gaz è un artista che utilizza la fotografia come il suo principale strumento espressivo. Il suo ultimo libro Sites of Impacts contiene immagini dei crateri lasciati dall'impatto di meteoriti, ampie vedute in bianco e nero delle tracce di queste collisioni ancora presenti sul suolo terrestre. Le sue immagini "sono manipolate sia digitalmente sia con i diversi procedimenti di stampa, tra cui la solarizzazione", esaltando la dimensione simbolica di tali eventi e mostrando dei luoghi che potrebbero appartenere a qualsiasi pianeta dell'universo.
Mi chiedo soltanto se le immagini non avrebbero acquistato ancora più forza da un'interpretazione visiva più sottile e naturalistica, facendo più leva sulle forme di queste paesaggi feriti, rappresentando il semplice fatto che queste tracce continuano a esistere, per riuscire a esprimere "la vulnerabilità della terra e della nostra stessa presenza nell'universo", come scrive lo stesso Gaz, piuttosto che ricorrere alla massiccia manipolazione tonale che l'artista ha poi scelto per le sue immagini.
Il cielo e la terra a volte sembrano avvolti in un'identica e pesante luce artificale, mentre in altre immagini si ha quasi la sensazione di osservare una gigantesca scenografia, piuttosto che la testimonianza delle cicatrici eterne del nostro pianeta.
© Stan Gaz
Stan Gaz is a visual artist using photography as his main tool of expression. His last book Sites of Impact collects his aerial images of meteorite craters around the world, large scale black and white views of the visible traces of those collisions on earth's soil. His images are "manipulated both digitally and through black and white printing processes, such as solarization", thus enhancing the symbolic value of these events by showing places that look like they could belong to any planet in the universe.
I only wonder if these images would have gained more strength by a more subtle and naturalistic approach, simply relying on the shapes of these wounded lands, depicting the simple fact that these traces still exist, in order to express "the vulnerability of the earth and of our significance in the universe", as Gaz writes about his work - instead of the huge tonal manipulation he chose for his images. But to me the sky and the land often look as wrapped in the same thick artificial light, and in some images there's almost the feeling of watching some kind of massive scenography, rather than witnessing the eternal scars of our planet.
© Stan Gaz
Thursday, June 11, 2009
Visual impact
Labels:
Paesaggi/Landscapes
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