Sunday, May 31, 2009

The space between

© Mary McIntyre

Mary McIntyre e Carlos Albalà sono entrambi autori di interessanti immagini di paesaggi quasi deserti, spesso avvolti in una nebbia o in un'oscurità che nascondono le forme delle cose, e che ci danno la sensazione di stare in realtà osservando il vuoto che c'è tra queste cose, la distanza tra una traccia e l'altra di una qualsiasi forma di vita.
I loro lavori sono quindi un'altra occasione perfetta per sperimentare la sospensione dell'incredulità visiva che internet rappresenta per le immagini, lasciandoci a chiederci come saranno le immagini reali, in carne e ossa, se tutte quelle sottili trame tonali che immaginiamo nelle fotografie e che servono a dar loro una piena forza visiva esistano davvero in esse oppure no.

© Carlos Albalà

Penso che internet sia una sorta di promessa visiva di qualcosa che resta ancora da verificare, una virtualità della percezione, una specie di stuzzicamento fotografico che rimanda costantemente l'esperienza reale della cosa, nel tempo e nello spazio. La domanda allora è se mai faremo questa reale esperienza di tutte queste immagini, o se invece rimarremo nelle nostre fantasie di come potrebbero essere. Le incontreremo mai 'di persona' in qualche modo o ci limiteremo a 'immaginare' l'aspetto che hanno?

La fotografia digitale viene spesso accusata del suo potere manipolativo nei confronti della realtà e della verità, ma forse la reale questione è se c'è un modo di salvaguardare una veridicità percettiva nell'esperienza delle immagini, in un mondo in cui la produzione e la diffusione digitale delle immagini è in costante espansione.

© Mary McIntyre

Both photographers Mary McIntyre and Carlos Albalà creates interesting images of deserted landscapes, often wrapped in a deep fog or in a darkness that partially hide the shapes of things, enhancing the feeling that what we're really watching is the emptiness that exists between things, the distance between one trace and the other of human life or any other kind of life. Hence both works are again a good chance to experience the suspension of visual disbelief that the internet represents for images, leaving us wondering how the real images will actually look like, if the those tiny tonal nuances that we suppose must be in the images in order to make them actually fulfill their purpose will actually be inside them or not. To me the internet looks like a visual promise of something we still need to check if it really exists, a virtuality of perception, some kind of photographic teasing that constantly displace the real experience of the image elsewhere in time and space. The question is, will we ever fully live the experience of those images or will we just stay inside our own fantasy of how these images might be? Will we ever meet them 'in person' or we'll just limit ourselves to 'imagine' how those images look like? Digital photography is often blamed for its manipulative attitude towards reality, towards the truth, maybe the real deal is how we can manage to preserve a perceptive truthfulness of images in the ever-growing digital production and diffusion of photographic images.

© Carlos Albalà

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