James Turrell, Alta (White), 1967
Il titolo è preso in prestito da un documentario del 1992 sul ruolo e sull'importanza della direzione della fotografia nell'arte cinematografica. Questo fine settimana ci allontaniamo un po' dalla fotografia, per cercare altrove cose di cui la fotografia ha bisogno.
"James Turrell è un artista statunitense, i cui lavori vertono principalmente sulla percezione della luce e dello spazio", così recita la voce di Wikipedia dedicata a questo artista californiano. Molto seplice, suona come la ricetta da cui può nascere un grande fotografo.
"Il mio lavoro è pensato per un singolo individuo. Si potrebbe pensare che sia io, ma non è del tutto vero. È pensato per uno spettatore ideale. A volte quando si tratta di vedere qualcosa divento come capriccioso. Ho visto la Monna Lisa in esposizione a Los Angeles, l'ho guardata per 13 secondi e poi me ne sono andato. Ma oggi c'è questo movimento per lo slow food, no? Forse dovremmo crearne un altro per la slow art, e prenderci un'ora di tempo".
A visitor trying to touch the light surface (actually a hole in the wall) of Turrell's Gap, from the Tiny Town Series, 2001-2006
Oppure: "Il mio lavoro parla dell'atto del vedere. In pittura c'è tutta una ricca tradizione di lavori sulla luce, ma in realtà non sono sulla luce, sono trasposizioni dell'atto del vedere. La materia con cui lavoro è la luce, ed essa reagisce in base al vostro guardare".
Mi piacciono le immagini fotografiche che permettono allo sguardo di vagare dentro di esse, mi piacciono quelle immagini che riescono a non esprimere per forza un 'signficato' chiaro e immediato, non mi piacciono le deposizioni visive. Il pensare dovrebbe venire dopo il sentire, ma questo molti fotografi a volte lo dimenticano (o lo ignorano).
Matthew Pillsbury, On the Phone With Bonni, Eaton Square, London, 2007
The title is borrowed by a 1992 documentary about the role and the importance of cinematography in the art of filmmaking. This weekend we take some time off photography, just to look elsewhere for things photography needs.
"James Turrell (born 1943, Los Angeles) is an artist primarily concerned with light and space", says the Wikipedia entry about this artist from California. Plain and simple, sounds like what is also needed to make a great photographer, for me.
"I feel my work is made for one being, one individual. You could say that's me, but that's not really true. It's for an idealized viewer. Sometimes I'm kind of cranky coming to see something. I saw the Mona Lisa when it was in L.A., saw it for 13 seconds and had to move on. But, you know, there's this slow-food movement right now. Maybe we could also have a slow-art movement, and take an hour".
Or even better: “My work is about your seeing. There is a rich tradition in painting of work about light, but it is not light - it is the record of seeing. My material is light, and it is responsive to your seeing.”
I love those photographs that allow my eyes to wander around, I love those images that escape from a clear and immediate 'meaning', I don't like visual statements. Thinking should come after feeling, but that is something that photographers sometimes forget (or neglect).
Alexey Titarenko, from Time Standing Still, 1999
Sunday, March 8, 2009
Visions of light
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