© Alejandro Cartagena
Probabilmente molti ancora non conoscono lo scrigno di immagini interessanti che è il lavoro di Alejandro Cartagena, quindi ho pensato fosse tempo di mostrarne qualcuna anche qui. Da leggere anche il suo blog, ricco di moltissime segnalazioni.
I'm pretty sure there are still people who ignore the ever growing treasure box that is Alejandro Cartagena's work, so I felt it was time to show some of his images here, too. He also runs a blog, full of interesting photographers.
© Alejandro Cartagena
Thursday, February 26, 2009
Mexican topography
Curate, Comment, Promote
Washington, D.C., circa 1925. "Bureau of Identification, Department of Justice." National Photo Company Collection glass negative.
So che è già girato da un sito a un altro, ma devo anche io menzionare il Photo Blog Triangle di DLK Collection (in sinergia con Conscientious), se non altro per il narcisistico motivo di essere citato nell'angolo "curatoriale" del triangolo.
Blog "curatoriale"? Grazie, fin troppo gentili.
I know this has been bouncing around but I too have to mention the Photo Blog Triangle by DLK Collection (a sinergy with Conscientious), if only for the narcissistic reason that I was mentioned as part of the "Curate" angle of it.
"Curate"? Thanks, far too kind.
Monday, February 23, 2009
Quietly sinister
© David Moore
Tutti i lavori di David Moore sembrano avere a che fare con il mostrare quello che si trova sotto la superficie di oggetti, luoghi e interazioni umane apparentemente innocue, isolandoli e mostrandone la natura ambivalente. Scorci di riunioni mondane oppure umanissime tracce lasciate dentro luoghi inaccessibili ci lasciano con una sensazione "placidamente sinistra", che spesso viene aumentata da didascalie che ci ricordano che un'immagine è stata "digitalmente censurata in base alle richieste del Ministero della Difesa", come nel suo ultimo lavoro, The Last Things, realizzato all'interno di una struttura militare situata sotto il centro di Londra. Da confrontare con An American Index of the Hidden and the Unfamiliar di Taryn Simon, un catalogo di tutte le istituzioni 'segrete' della società americana.
© David Moore
All of David Moore's projects seem to deal with revealing what's behind the surface of apparently innocent objects, innocent spaces and innocent human interactions, exposing their ambivalent nature by isolating them. Wether we watch glimpses of social gatherings or extremely human traces left in extremely inaccessible places, a 'quietly sinister' feeling pervades his images, often enhanced by captions reminding us that an image is 'Digitally censored in compliance with MoD requirements', like in his latest project The Last Things, shot inside a secure military location below ground in central London. Quite interesting is the comparison between his images and Taryn Simon's An American Index of the Hidden and the Unfamiliar, a catalogue of all the 'secret' insitutions of American society.
© David Moore
Thursday, February 19, 2009
Staged conflict
Carrie Mae Weems, A Class Ponders the Future, 2008
I conflitti sociali e razziali, trasformati in staged photography, video e installazioni multimediali, sono sempre stati al centro del lavoro di Carrie Mae Weems.
Constructing History. A Requiem to Mark the Moment è il titolo del suo ultimo libro (anche qui), dove rimette in scena momenti chiave della storia recente in forma di installazioni in interni, ironiche e ambigue icone del nostro presente.
Qui una lista dei libri della Weems, qui altre immagini.
Carrie Mae Weems, Missing Link Justice, 2003
Social and racial conflicts made into staged photographs, videos and multimedia installations have always been the core of Carrie Mae Weems' work.
Constructing History. A Requiem to Mark the Moment is the name of her latest book (a look inside here), where she restages key moments of our recent history as indoor installations, ironic and ambiguous icons of our time.
A list of Weems' books here, more images here.
Carrie Mae Weems, After Manet, 2002
Sunday, February 15, 2009
Presenza e assenza
© Marcello Mariana
Lo Studio Guenzani di Milano inaugura il 19 febbraio una mostra che unisce i lavori di Claudio Gobbi e Marcello Mariana, una buona occasione per esplorare le loro opposte visioni: uno ci presenta i segni della scomparsa della presenza umana in teatri, cinema e altri luoghi di aggregazione, l'altro cala l'uomo in spazi aperti la cui vastità sembra quasi ingnorarne la minuscola presenza.
Milan's Studio Guenzani will open on February 19 an exhibition with works by Claudio Gobbi and Marcello Mariana, a good chance to explore their opposite approaches: one shows us the traces of man's disappearance inside empty movie theatres, venues and other public spaces, while the other puts himself in front of landscapes so vast they seem to ignore his minuscule existence.
© Claudio Gobbi
Silver memory
Bin Dahn, Young monk of Angkor, Bourey, 2008
Grazie a Conscientious posso aggiungere un altro autore alla mia lista di artisti delle tecniche antiche: il lavoro di Bin Dhan affronta la memoria del genocidio cambogiano, e le sue immagini sono dagherrotipi oppure impressioni di negativi su foglie... pressati da un vetro e lasciati su un tetto, per giorni o settimane...
Thanks to Conscientious I can add another author to my list of old photographic techniques artists: Bin Dahn's main subject is the memory of the Cambodian genocide - he makes daguerreotypes and also prints negatives on leaves... leaving them under a glass on a roof, for days or weeks...
Bin Dahn, Iridescence of life #6, 2008, Chlorophyll print, butterfly specimen & resin
Wednesday, February 11, 2009
Ahorn Magazine
©Urszula Wolek
I quasi naturalizzati italiani (si fa per dire) Daniel Augschöll e Anya Jasbar mi hanno scritto per annunciare il debutto della loro rivista fotografica on line, Ahorn Magazine. Il primo numero contiene tutto quello che serve per fare una buona rivista: dei portfolio, delle interviste, recensioni di fotografi scritte da altri fotografi, il tutto con quello stile romantico e meditativo che i due già esprimono con i loro lavori fotografici.
Quindi, con un po' di ritardo, mando un augurio di buona fortuna e aggiungo Ahorn alla mia lista di online magazines.
Italian adopted Daniel Augschöll and Anya Jasbar sent word they launched a new online photographic magazine, Ahorn Magazine. It features all that it takes to make a good magazine, portfolios, interviews, photographers' reviews by other photographers, all with the style and the mood they already express with their romantic and meditative photographs. So, with a little delay, I wish them good luck and add it to my list of online magazines.
©David Schoerner
Thursday, February 5, 2009
Time warp
2008 Jamboree Workshop Class Tintype
Avete qualche giorno libero tra giugno e agosto? Allora affrettatevi a iscrivervi a uno dei Jamboree Tintype Workhsop di John Coffer, dove passerete tre giorni dedicati all'apprendimento della nobile arte del ferrotipo. A Camp Tintype la tenda potete montarla gratuitamente, imparerete a maneggiare le fascinose lastre di metallo e avrete un assaggio dello stile di vita di Coffer: niente elettricità, niente acqua corrente e un cavallo e un carretto come mezzo di trasporto.
(Qui un articolo dedicato a Coffer, qui un set Flickr su un Jamboree camp)
Have some free days between next June and August? Well then, hurry up and join one of the 2009 Jamboree Tintype Workshops by John Coffer, where you can experience three days of vintage wet-plate technique. Camping is free at Camp Tintype, where you'll learn more about that noble art and have a few hints of Coffer's lifestyle: no electricity, no running water and transports with a horse and a buggy.
(An article about Coffer here and a Flickr set about a Jamboree camp here)
John Coffer, 11"x14" Multiplying Camera Ferrotype Tintype, 2007
Tuesday, February 3, 2009
Trompe-l'œil
© George Rousse
Le immagini di George Rousse mostrano esattemente ciò che vedete (o magari ciò che non riuscite a credere di vedere): sono immagini singole, con forme e colori reali, fatte di una stanza o di un qualche altro tipo di spazio, forme dipinte e un banco ottico 10x12. Nessuna sovrapposizione di fotografie, nessuna postproduzione grafica: la formula digitale per eccellenza che si trasforma in un incredibile serie di lavori site-specific, che si manifestano solo da un unico punto di visione, da cui vengono registrati su una lastra di pellicola.
Altre immagini qui e qui.
© George Rousse
George Rousse's images are exactly what you see (or better what you can't believe you're seeing): the image is one, the colors and shapes are real, all you have is a room or some kind of other space, painted shapes and a 4x5 view camera. No superimposition of images, no graphic post-production: the ultimate digital attitude transformed into an incredible site-specific work of art that reveals itself only frome one single point of view, recorded on a sheet of film.
More images here and here.
© George Rousse