© Michael Schnabel
Incuriosito dal recente lancio del progetto [On Eizo] di Mrs Deane sulla 'nuova esistenza come immagine da monitor' della fotografia contemporanea, causata dalla predominante visione di fotografie su un computer piuttosto che su una pubblicazione o in una mostra, aggiungo un elemento al tema della 'visione virtuale' delle immagini. Penso che il problema principale sia la
perdita di un'esperienza percettiva delle immagini: si perde il dettaglio, si perdono le tonalità, si perde la percezione del formato dell'immagine finale, si finisce fondamentalmente con il pretendere di guardare un'immagine, ma in realtà quello che si ha di fronte è soltanto una sorta di 'abstract' della fotografia reale. Questo si rivela come assai drammatico quando si ha a che fare con dei lavori che poggiano principalmente su una particolare resa della luce, dove il 'soggetto' in sé non conta più di tanto rispetto all'ambiente visivo espresso dalle qualità specifiche dell'immagine.
Un esempio di visione virtuale di fotografie: le montagne e le sale da museo perse nell'oscurità di Michael Schnabel sono (per me teoricamente, poiché non ho mai visto delle immagini 'reali') un'autentica celebrazione del potere di nascondere invece che mostrare, immagini la cui forza risiede in ciò che suggeriscono e non in ciò che espongono. Ma in fondo che cosa stiamo realmente guardando? Una sofisticata post-produzione oppure una luce 'digitale' grossolanamente aggiunta in seguito all'immagine? Il monitor del nostro computer non ce lo rivelerà mai, purtroppo.
(P.S. Se avete problemi con la navigazione ultra flash del sito di Schnabel, potete guardare alcuni dei suoi lavori qui)
© Michael Schnabel
Intrigued by Mrs Deane's recent launch of their [On Eizo] project about 'the new existence as a screen image' of contemporary photography, caused by the ever-growing experience of photographic images on a computer screen rather than as publications or shows, I would add another perspective on the topic of 'virtual view' of images. The main thing for me is the loss of a true perceptive experience of an image: you loose the details, you lose the tonalities, you loose any relation with the format, you basically end up pretending you are looking at an image, while you're just enjoying some sort of abstract of the final work. This is especially relevant with works that mostly rely on a particular rendition of the light, where the subject in itself is not so important as opposed to the 'visual environment' expressed by the peculiar qualities of the final image.
Here's one dramatic example of online virtual viewing of photography: Michael Schnabel's vistas of dark mountains and museum halls are (in theory for me, since I never saw printed images) a true celebration of the power of hiding rather than showing, images whose strength come from what they suggest rather than from what they expose. But what are we actually really looking at? Sophisticated post-production or some gross 'digital' light merely added on the image subsequently? The LCD screen of our computer will never tell us the truth, I'm afraid.
(P.S. If you have trouble with Schnabel's site flashy navigation, you might prefer looking at some of his works here)
© Michael Schnabel
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