Wednesday, December 10, 2008

L'eterno ritorno

August Sander, Self-Portrait Playing the Lute, about 1940-1944

La galleria Danziger Projects di New York ospita in questo periodo una mostra collettiva dal titolo Sander's Children, uno sguardo "sull'importante e consolidata influenza di August Sander su molti altri fotografi". La mostra presenta lavori di Diane Arbus, William Egglestone, Rineke Dijkstra, Albrecht Tubke e molti altri. Si tratta di una bella occasione (sia che possiate andarla a vedere, sia usandola come punto di partenza) per tornare al vecchio dibattito su questo gigante della storia della fotografia, su ciò che è stato etichettato come "fotografia tedesca", lo stile deadpan e su quanto il lavoro di qualcuno che ha vissuto nella prima metà del secolo scorso appaia così connesso alla fotografia contemporanea.

"Non mi interessa fare banali fotografie come quelle dei grandi e eleganti studi in città, ma piuttosto ritratti semplici e naturali, che mostrino i soggetti in un ambiente che corrisponda alla loro personalità".

Quale segreto della fotografia aveva scoperto quest'uomo, così cruciale da vivere ancora quasi cento anni dopo? Quale formula si nasconde nelle sue immagini, che molti hanno utilizzato dopo di lui e nessuno prima? Perchè così tanti ancora si ispirano al suo stile, al punto che si può ancora considerare come una delle tendenze più diffuse (!) della fotografia contemporanea?

Buon lavoro...

Danziger Projects in New York recently opened a group exhibition called Sander's Children, a look "at the significant and acknowledged influence August Sander has had on many photographers". The show features works by Diane Arbus, William Egglestone, Rineke Dijkstra, Albrecht Tubke and many others. It is a great chance (either if you can go see it or as a starting point in making some photographic comparative studies) to go back to the great old debate about the work of this titan of the history of photography, what has been labeled as "German photography" in general, the deadpan style and how the art of someone active in the first decades of last century is so connected to contemporary photography.

"I am not concerned with providing commonplace photographs like those made in the finer large-scale studios of the city, but simple, natural portraits that show the subjects in an environment corresponding to their own individuality."

What secret of photography did he discover, so crucial it almost never disappeared in almost a hundred years ago after him? What formula was hiding itself in his images, that so many used after him and nobody before? Why so many keep using his style even today, to the point that it can be considered one of the most diffused (!) trends in contemporary photography?


Good work...

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