© Bert Danckaert
"Qualsiasi idiota può superare una crisi; è la vita quotidiana che ti logora"
Anton Chekhov (1860-1904)
Così recita l'incipit dell'ultimo libro di Bert Danckaert, Simple Present - Beijing, frammenti urbani degli spazi "anonimi e indisinguibili" che compongono quel tutto che siamo abituati a pensare e a vedere come Pechino. Mai vediamo presenza umana in queste immagini, mai uno spicchio di cielo, a malapena possiamo comprendere lo scopo dei luoghi e degli oggetti rappresentati, indizi per risolvere un'enigma impossibile.
“Any idiot can face a crisis; it is this day-to-day living that wears you out"
Anton Chekhov (1860-1904)
This is the opening of Bert Danckaert's last book, Simple Present - Beijing, urban fragments of the "unremarkable, undistinguished" spaces that compose the whole we are used to think and see as Beijing. We never see any kind of human presence, as we never see any trace of the sky in those scenes, we almost never understand the purpose of the objects and the places depicted by Danckaert, like leads towards the solving of an impossible riddle.
© Bert Danckaert
Make Sense! è il titolo del suo primo libro, una sorta di primo capitolo della sua lunga collezione di angoli di spazio che non ci permettono in alcun modo di ritrovare le immagini familiari che possiamo avere di una città. Per quanto Pechino sia una dei luoghi più fotografati degli ultimi anni, niente in queste immagini ci restituisce quegli elementi con cui ci siamo abituati a riconoscere questo simbolo della trasformazione della Cina comtemporanea. Per comprendere davvero le immagini di Simple Present - Beijing è necessario tornare a tutte le immagini che ci hanno mostrato vedute immense di un paesaggio in continuo mutamento, grattacieli che erodono gli spazi della vecchia città e gru che invadono i cieli, per poi tornare a queste piccole scene claustrofobiche con marciapiedi vuoti, blocchi di cemento abbandonati, saracinesche abbassate. Solo alcune immagini ci mostrano di sfuggita dei cantieri sullo sfondo, ma sembrano comunque dei monumenti senza senso, lasciati lì per sempre.
Un Atget della globalizzazione? Forse, ma questo vorrebbe dire che tanto mistero e avventura sono andati perduti da quando il nostro amato flâneur se ne andava in giro per le strade di Parigi. E pure la mia impressione è che Danckaert ci stia nascondendo qualcosa piuttosto che mostrarcelo, quindi penso che ci sia ancora una speranza, perchè posso sempre andare a cercare quello che le sue immagini non mostrano...
Gabriele Basilico ha intitolato Scattered City uno dei suoi libri di ampie vedute urbane, per esprimere "la complessità della città contemporanea", per mostrare come essa "prende e perde forma al tempo stesso": credo che Scattered City sia il titolo perfetto anche per il libro di Danckaert.
© Bert Danckaert
Make Sense! was the title of Danckaert's first book, which was the first chapter of his long-term collection of those corners of space that prevent us from recognizing any familiar image that we can have of a city. Although Beijing was perhaps one of the most photographed places of these last years, nothing in those pictures have those qualities we became accustomed to identify as the symbol of China's transformation as shown in so many photographs. To fully appreciate the images from Simple Present - Beijing, one needs to go back to all those photographs that gave us vast views of an ever-changing landscape, skyscrapers eroding the old buildings, cranes invading the sky and then look again at the claustrophobic small views of empty sidewalks, abandoned blocks of concrete, lowered shop's shutters of Danckaert's photographs.
Only a few images give a glimpse of construction sites in the background, but they still seem like meaningless monuments, left there forever.
An Atget of globalization? Could be so, but that would mean a lot of mystery and adventure got lost since our beloved flâneur was walking back and forth along the streets of Paris.
And yet, my feeling is that, rather than showing, Danckaert's photographs are hiding us something, so I think there's still hope, I can still search for all those things the photographs are not letting me see...
Urban landscape photographer Gabriele Basilico called Scattered City one of his books of wide views of cities around the world, to express "the complexities of the contemporary city", to show how it is "simultaneously taking and losing shapes": my feeling is that Scattered City would be the perfect name for Bert Danckaert's book, too.
© Bert Danckaert
Wednesday, November 26, 2008
La banalità dei luoghi
Labels:
Paesaggi/Landscapes,
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