Jari Silomäki, from the series Personal War Stories.
Continuiamo ad andare verso nord con un altro fotografo finlandese, Jari Silomäki. I suoi lavori sono degli esempi molto belli di una fusione di diario intimo, riflessione sul mondo che ci circonda e indagine sui modi di rappresentarlo, mettendo in scena in modo davvero interessante il conflitto tra i nostri occhi che guardano e i codici visivi che possono invadere e colonizzare la nostra capacità di guardare e sentire realmente ciò che abbiamo davanti.
Nella serie Ordinary Towns on Ordinary Days, ad esempio, ci presenta una sequenza di immagini di varie città del mondo scattate con l’estetica di un reportage di guerra (mosso, granulosità, inquadrature storte, etc), accumulando una sensazione di violenza ed urgenza e proponendo quindi una riflessione su quanto queste sensazioni debbano essere considerate frutto del linguaggio fotografico che si usa, piuttosto che intrinseche all’argomento che si tratterebbe. Personal War Stories invece mette insieme immagini di cieli stellati con muri forati da proiettili, ritrovando le costellazioni nei fori delle pallottole e mostrando infine il narratore in posa davanti a questi fondali del suo tempo.
“Il mio lavoro descrive una generazione per la quale la guerra è distante perche accade altrove”, per usare le parole di Silomäki.
Infine, tra i vari diari intimi segnalo Rehearsals for Adulthood, una serie molto bella di autoritratti, “la lotta di un giovane uomo con il proprio sé, le relazioni con le donne o la mancanza di queste… affrontare gli aspetti sia tragici che comici della propria vita”.
We keep going north with another Finish photographer, Jari Silomäki. His works represent a quite beautiful fusion of personal diary, thoughts on the world around us as well as investigation on the many ways to visually represent it. Silomäki’s images deal with the conflict between our own eyes and the many visual codes that can invade our ability to look at things and to really feel what’s in front of us.
In the series Ordinary Towns on Ordinary Days, for example, he shows us a sequence of images of several different towns shot with the aesthetics of war photography (blur, grain, crooked framing, etc), creating a feeling of violence and urgency and thus showing how these feelings should be considered part of the photographic language rather than inherent to the subject we’re dealing with.
Personal War Stories puts together images of night skies and bullet-ridden walls from war zones, then tracing the constellations from the bullet holes and finally showing the narrator posing in front of these backgrounds of our time.
“My work describes a generation for whom war is distant because it happens elsewhere”, to use his own words.
Last, a mention for Rehearsals for Adulthood (among his many ‘private’ diaries), quite a beautiful sequence of self-portraits, “a young man’s struggle with the self, with women or lack thereof as well as ideological identity… photography is the narrator’s means of choice to deal with both tragic and comical aspects of his life”.
Jari Silomäki, from the series Rehearsals for Adulthood.
Monday, March 24, 2008
Lettere mai aperte
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