Marie Sauvaitre per alcuni mesi ha esplorato le culture nomadi più diverse (Errance), dai beduini Giordani, ai "traveller" Californiani, zingari Francesi e ora sta completando il suo lavoro fotografando New York e il deserto del Negev (Israele).
La Sauvaitre non ripete nulla di già visto su di un argomento che ormai è quasi fotografia di "genere": elimina dalle sue immagini la "forma" persona e rievoca continuamente l'emozione che si genera dal contatto con la bellezza, mostrando la scelta del viaggio non come condizione sociale da analizzare antropologicamente, ma contemplativa, il rapporto cosciente della fragilità dell'equilibrio esistente tra se stessi e l'ambiente che si vive, l'esperienza dell'energia che il bello è capace di generare.
Marie Sauvaitre has explored an array of nomad cultures (Errance), ranging from the Jordan Bedouins, to Californian "travellers" and French Roma. She's now completing her work by portraying New York City and the Negev Desert (Israel). Working on a subject that's so worn out as to become "genre photography", Sauvaitre avoids any cliches: she pulls humans out of the frame to concentrate on emotions being generated by contact with sheer beauty. In her pictures, the choice of nomadism is shown as a contemplative mindframe and not as a social status to be analyzed anthropologically; the stress is both on the awareness of how fragile the equilibrium between nomadic people and the environment is, and on witnessing how nature's beauty is a continuous source of energy.
Sunday, February 3, 2008
"...rinchiusi nei silenzi di una prigione senza confini."
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1 comment:
Non ci sono forme, ma ombre di "uomini della sabbia", in quei silenzi.
Queste immagini ne evocano il cammino e le energie del loro passo rituale.
E' un viaggio monocromatico e lontano dalle invadenti sfumature delle quotidiane prigioni occidentali.
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