Anonimo, Ritratto di Hippolyte Bayard, il pioniere fotografo francese, 1850 circa
L’annuncio che la Polaroid smetterà presto di produrre pellicole istantanee continua a ronzarmi nella testa, anche se non le ho mai utilizzate tanto. Continuo a pensarci perché non mi piacciono i cambiamenti dovuti alle semplici ragioni di mercato, senza alcun reale progresso che migliori gli strumenti messi a disposizione. Si cambia per vendere di più, punto. Si cambia anche perché non si vende più come prima, certo, ma sarebbe bello se chi produce qualcosa nel venderlo trasmettesse anche una cultura del suo utilizzo, forse allora il discorso sarebbe diverso.
Si cambia, per concludere, con il principale scopo di promuovere un uso degli oggetti che somiglia al puro consumo di essi, un utilizzo sempre più passivo.
Ecco perché in questi casi mi viene una reazione opposta e divento quasi retrogrado, andandomi a cercare esempi di lavori fotografici che siano testimonianza del trionfo dell’uso delle mani (e della testa).
Le tecniche antiche, la preparazione dei chimici, le imperfezioni della superficie dell’emulsione, quel senso di nascita che ti da l’immagine che compare e si fissa, come un animale che esce dal letargo. La nitidezza, il dettaglio, la modulazione tonale, le sfumature dei viraggi, l’esemplare unico, le sfumature di grigio come riflessi di metalli preziosi…
Questi sono amori, e quindi sono irrazionali, non importa se ‘il digitale’ arriverà a realizzarli con la ricchezza dell’analogico (e ancora non lo ha fatto), resta la sensazione che i gesti che li hanno prodotti siano più belli di una lavorazione fatta di fronte a uno schermo luminoso, e quindi li preferisco.
Pura e semplice ideologia, ma rivendicata.
Detto questo, ecco tre esempi di lavori fatti con tecniche antiche negli anni recenti:
Raymond Meeks e i suoi libri d’artista, dove il bianco e nero viene esplorato con tutte le tecniche possibili, dalle più antiche alle più recenti.
©Raymond Meeks
I lavori di Sally Mann degli ultimi anni, dove passa dal collodio umido alle stampe al platino o utilizza obiettivi antichi (uno originariamente di proprietà di Nadar – qui rasentiamo il fetcismo).
©Sally Mann
Infine, i bellissimi Surfers al collodio umido di Joni Sternbach, oppure i suoi oceani al platino/palladio (trovato su Mrs Deane).
©Joni Sternbach
Per sapere qualcosa di più su quella che oggi è chiamata ‘fotografia alternativa’, potete farvi un giro qui, oppure dal nostro amico autore di Camera Obscura.
The announcement made by Polaroid that they will soon discontinue instant film keeps turning in my mind, even if I’ve never been a great user of it. I keep thinking about it because I don’t like market-oriented changes, deprived of any kind of real progress of the products. You change to sell more, period. You probably also change because you don’t have great sales anymore, but I think that if you could transmit some sort of culture of the use of what you sell, then things would be better.
You change, in conclusion, to promote the use of what you sell as if they’re just convenience goods, and you end up promoting an always more passive use of them.
This is why I always have an opposite reaction to all this and I almost become retrograde, starting to look for works that stand as a celebration of the use of the hands (and of the brain).
The old photographic techniques, the chemistry, the imperfections over the emulsion’s surface, that feeling of birth coming from the image while it’s appearing and then being fixed, like an animal coming out of dormancy. The sharpness, the richness of details, the tone modulation, the nuances of a toning, the unique piece, the shades of grey, like reflections of precious metals.
These are my loves, therefore they are irrational: I don’t care if ‘digital’ will achieve equal results (and it didn’t succeed yet), I’ll still think that the actions producing them are far more beautiful than any post-production in front of a computer screen, so I just prefer them.
Pure and simple ideology, maybe, but clearly claimed.
Having said that, here come three examples of photographic works made with alternative techniques in these last years:
Raymond Meeks with his Artists’ Books, where he explores B/W with almost any available technique, from the oldest to the most recent.
Sally Mann’s works from the last years, where she moves from wet plate collodion to platinum prints, or using old lenses (one was owned by Nadar – that is close to fetichism).
The beautiful wet plate collodion Surfers by Joni Sternbach or her platinum/palladium oceans (found at Mrs Deane).
To find out more about what is now called ‘alternative photography’, try here or check out Camera Obscura.
Thursday, February 14, 2008
Dietrologie
Labels:
Antique,
Parole/Words
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1 comment:
Polaroid ha intenzione di passare al digitale...a NADAR credo che non importi,chissà a DISDERI.
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